La sconfitta di Legnano

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La sconfitta di Legnano non è quella maturata domenica al Pala Borsani di Castellanza a vantaggio della ritrovata Filottrano.

La sconfitta di Legnano, quella che fa tanta rabbia a tutti coloro che amano la pallavolo e la seguono con passione incondizionata, si è consumata, da mesi, nei “palazzi”, negli “uffici” dove raramente lo sport, quello vero, entra.

Una sconfitta frutto della superficialità o forse della furbizia, presumibilmente dell’incapacità di chi doveva amministrare, gestire e di chi avrebbe dovuto controllare.

La sensazione è che in molti, troppi, come spesso accade, siano rimasti in silenzio, diventando loro malgrado complici di chi non ha rispettato i contratti, gli accordi, i pagamenti. E chi invece ha parlato, esternando una sensazione o denunciando quando presumibilmente stava avvenendo è stato tacciato con l’accusa di diffondere notizie prive di ogni fondamento.

E così quando si è ufficializzato ciò che qualcuno aveva previsto mesi prima, abbiamo dovuto pure assistere all’ irritazione e allo stupore di molti “addetti ai lavori”, che se non vogliamo considerare ipocriti, ci stimolano almeno il più banale dei quesiti: “ma voi dov’eravate in tutto questo tempo?”.

Ancora una volta, a Legnano come anni fa a Modena quando Paggi e compagne si ritrovarono a gennaio senza squadra e senza sponsor; come, lecito pensarlo, in altri casi dove forse le “liberatorie” dettate da esigenze economiche delle atlete (pochi maledetti ma certi), hanno permesso ad alcuni dirigenti di non balzare agli oneri, e non è un errore di battitura, della cronaca sportiva.

Eccoci ancora qui a raccontare un’altra sconfitta per tutto il movimento, resa ancora più amara dall’impegno superlativo che le atlete di Legnano hanno messo, nonostante tutto, in ogni loro partita, lottando come leonesse con passione e determinazione.

Una sconfitta che, permettetemi il francesismo “fa veramente incazzare” se si guarda la dedizione, l’entusiasmo e l’amore con cui i tifosi del sodalizio legnanese hanno sostenuto le proprie beniamine.

Non so quanto, quello che in molti hanno definito “doping amministrativo”, condizioni o falsi la sana competizione sportiva indi il campionato e in questo caso la lotta retrocessione. Senza dubbio lascia l’amaro in molte bocche e la delusione in molti cuori. 

Il “doping amministrativo” è come un filtro opaco su una splendida istantanea: smorza i colori, soprattutto quelli più accesi.   La peggiore delle sconfitte.

(Foto P. Ferioli)


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