Lo scudetto di Daniele

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Una decina d’anni fa, un migliaio di chilometri più a sud. Era una giornata d’inverno con il mare in burrasca. Fissavo una barca in mezzo al mare, fra quelle onde che sembravano inghiottire tutto e non lasciare scampo. Ricordo il vecchio Giulio, la sua pipa, il suo ghigno nel rivolgersi a me, uomo del nord che navigava al massimo in internet, e quella frase, a dare una risposta al mio stupore, alle mie paure: “0 marenaro cagna ’o cielo ma ’o core maje”
Già, il marinaio è capace di affrontare le avversità, le peggiori burrasche, fin quasi a trasformarle in eventi positivi, e poiché ha un gran cuore, nulla scalfisce il suo sorriso.

Una decina d’anni dopo, qualche migliaio di chilometro più a nord, in una calda giornata di primavera, nel guardare un altro mare, un’altra onda, quella frase del vecchio Giulio, mi è riecheggiata nella mente e nel cuore.
L’altro mare è quello festante del Palaverde di Villorba, gremito da oltre cinquemila tifosi; l’altra onda è quella di un popolo giallo e blu che si tinge di tricolore.
E la, in mezzo a quel mare di cori e cuori, quasi inghiottito da tutto quell’entusiasmo, c’è un condottiero che sembra proprio essere il ritratto di quel marinaio descritto dal vecchio Giulio.
Un marinaio che in meno di dieci mesi, al suo esordio da primo timoniere, ha dovuto affrontare avversità e burrasche, che forse meno romanticamente, qualcuno chiama “sfighe”. Tre infortuni gravi a tre elementi fondamentali, a tre dei remi più importanti per navigare, per affrontare il mare e le sue insidie.
La bravura di un marinaio si vede nella tempesta e lui, Daniele, ha saputo con eleganza, garbo, intelligenza ed umiltà trasformare le tempeste in motivazione, in pretesto per spronare la sua ciurma a remare più forte, per arrivare con piglio e tenacia al porto. E c’è riuscito navigando contro corrente, contro tutto e contro qualcuno. C’é riuscito trasformando, con il suo sorriso, la delusione, la rabbia, in essenza per amalgamare straordinari singoli, per far diventare straordinarie campionesse un gruppo, una squadra vera.
Lui Daniele Santarelli da Foligno è nato, ironia della sorte, lontano dal mare, nel cuore dell’Italia ma come direbbe il vecchio Giulio è un “marenaro” vero.
Sul secondo scudetto dell’Imoco Conegliano c’è indelebile e fondamentale la firma di questo ragazzo perbene dalla faccia pulita, di questo allenatore serio e professionale, che ora, almeno per un giorno, navigherà, meritatamente, in un  mare. Di prosecco. Complimenti Daniele.


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