L’ urlo di Alessia

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Era l’agosto di circa un anno fa (27 agosto, ndr) e l’urlo di Alessia, occhi lucidi e coppa del Mondo fra le mani alzate al cielo, riecheggiava indimenticabile nel cielo di Rosario, Argentina.
L’italia Under 18, di cui lei, Alessia, era capitana, conquistava il tetto del Mondo e quell’urlo ai piedi del podio,  avvolta dal tricolore e dal delirio festante della compagine azzurra, credo resterà una delle immagini più indelebili e romantiche del nostro volley.
Un anno dopo, a Piancogno, paesino di qualche migliaia di abitanti non distante da Bergamo, si gioca un’amichevole con il sestetto olandese in vista dell’imminente impegno continentale (Europeo Under 19 in Albania, dal 1°al 9 settembre, ndr)
Il palcoscenico é meno prestigioso di quello argentino ma lei, Alessia Populini da Brescia,  schiacciatrice, 18 anni il prossimo 10 settembre,  é lì, in mezzo al campo a saltare, tuffarsi, lottare, gioire e imprecare come se fosse una finale.
É lì, con quella stessa sottile e profonda riga del capitano stampata  sulla maglia, nella mente e nel cuore. É lì, con il suo urlo, a infondere ancora una volta, a tutti, fiducia, energia, adrenalina. Forse ancora più consapevole dell’importanza di quel  suo ruolo, delle sue occhiate, delle sue schiacciate, dei suoi gesti.
Nell’urlo di Alessia c’é la folle razionalità di una ragazzina di 19 anni che non ha paura di essere leader, punto di riferimento, di appoggio, di forza.
Nell’urlo,e nelle mani, di Alessia, la Popu, ci sono, superfluo ricordarlo,  molte delle speranze azzurre per il prossimo europeo di categoria (Under 19, ndr)
Se quell’urlo resterà un indelebile ricordo anche nelle notti di Tirana, lo sapremo fra una manciata di giorni.
Di certo, di questa ragazza, del suo urlo, l’urlo del capitano, sentiremo parlare.
Bene e a lungo.

 

Foto: Luca De Cani


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