In difesa di Ofelia (di Frank Rubuano)

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E’ il 16 luglio 2014 e in un caldo pomeriggio padano esordisce in Nazionale la diciottenne palleggiatrice Ofelia Malinov. Siamo a Costa Volpino, in terra bergamasca, la terra che ha dato i natali a questa ragazza figlia d’arte, dagli occhi chiari, lo sguardo trasparente e i modi gentili. Un esordio felice, un 3 a 0 in amichevole contro le giapponesi. Il Giappone ritornerà spesso nel percorso di Ofelia, da tutti chiamata Lia.

Ma è tre anni dopo, con la designazione come palleggiatrice titolare delle azzurre da parte del neo-allenatore Davide Mazzanti, che scocca l’inizio di un coinvolgimento molto più impegnativo per Lia. Le ragazze partono in un tour mondiale per il World Grand Prix. La prima settimana è difficile per le nostre giocatrici, quasi tutte molto giovani; la Nazionale riesce comunque a spuntarla al tie-break contro la più esperta Russia. Nella seconda settimana le giovani italiane si compattono e riescono a vincere contro la Cina, gli Stati Uniti e la Turchia. Malinov viene designata migliore giocatrice settimanale del torneo e posa accanto a un assegno gigante da 3.000 dollari. Una positiva terza settimana porta la Nazionale italiana alla Final Six, fino alla finale contro la compagine brasiliana che vince solo al quinto set. Mazzanti si dichiara contento delle sue giocatrici e della loro capacità di seguirlo sin da subito in un gioco ambizioso, veloce, brillante e atto a sorprendere le avversarie. E in questo gioco le capacità, la prontezza e il coraggio di Ofelia Malinov sono fondamentali. Lia si mette in mostra per un gioco molto spinto e per la capacità di attuare una distribuzione fra le tante bocche da fuoco dell’attacco italiano, senza pertanto affidarsi in maniera precipua alle attitudini di fromboliere di Paola Egonu.

L’anno successivo ai Mondiali 2018 in Giappone l’Italia è attesa con curiosità dai tifosi italiani e non
solo da loro.
La nostra Nazionale ha un’età media di poco più di ventitré anni: la più giovane del torneo insieme al
Messico. Una freschezza che la porta ad affrontare le partite a viso aperto e senza paure. Nel primo
girone a Sapporo le ragazze vincono tutte le partite, tra cui uno splendido 3 a 1 contro la Cina, in una
partita in cui spesso il telecronista inglese della FIVB Lewie Lett nota la capacità di Lia di far spostare in continuazione il muro delle asiatiche, dando alle avversarie pochi riferimenti certi riguardo alla destinazione del palleggio delle italiane.

E’ il 6 ottobre 2018: finalmente parto dall’Italia con prima destinazione Osaka, per un viaggio organizzato da mesi e che all’improvviso assume un valore che non avevo previsto.
Vedere le azzurre vincere dal vivo contro Russia, Stati Uniti e poi contro il Giappone davanti a 8.000
tifosi di casa al Nippon Gaishi Hall di Nagoya è piacevole e mi fa pensare che questa squadra possa puntare a qualcosa di importante.
L’epilogo è bellissimo se pur alla fine presenta in sé una punta di amaro, con la sconfitta al tie-break
con lo scarto di tre punti contro la Serbia, formazione di grande caratura e maggiore esperienza.
Lia viene premiata come migliore palleggiatrice e la scelta è suffragata anche dalla classifica relativa al suo ruolo, nella quale è prima davanti a colleghe con ben più collaudata abitudine a manifestazioni internazionali.
Nel 2009 l’Italia stacca il biglietto per Tokyo 2020.
Le Olimpiadi, tenutesi nel 2021 per i motivi noti, sono l’inizio dei problemi per Lia. Sia in campo che in allenamento, come da lei spiegato in un’intervista dello scorso novembre. In partita inizia un costante avvicendamento con Alessia Orro e in anche palestra Mazzanti non dimostra il massimo della fiducia nei confronti di Malinov, sottoponendola a critiche che iniziano a minare l’autostima della giocatrice bergamasca. I giochi olimpici finiscono male, con un crescendo di cattive prestazioni da parte della squadra. Il male si è insinuato nella Nazionale femminile.

Gli Europei, che iniziano una ventina di giorni successivi, vedono un’Italia che riprende il filo del gioco ma che entra in campo con la faccia triste. Con la faccia di chi è stato minato dentro.
Si arriva in finale contro la Serbia, davanti a 20.500 tifosi di casa. Siamo un set pari e stiamo perdendo 8 a 4 il terzo set.
Mazzanti ha un colpo di genio: fa entrare Lia al posto di Orro. E la ragazza dagli occhi chiari e dallo sguardo trasparente non le delude. La Serbia perde 3 a 1 e nel quarto set è annichilita.
Le ragazze sono campionesse d’Europa in uno dei loro momenti più difficili.
Lia torna nel suo club, a Scandicci, dove disputerà, e sono parole sue, il miglior campionato della sua
carriera.
Ma tutto questo non basta a convincere Mazzanti. Non basterà nemmeno lo sforzo fatto da Lia nel portare la Nazionale alla fase finale della VNL, dopo aver anche annientato le brasiliane sul loro terreno.
L’Italia, con Orro al palleggio, vince il torneo e si presenta poche settimane dopo ai Mondiali piena di
speranze.
Ma per Lia il tormento vissuto a Tokyo si ripresenta in Olanda, sia in allenamento che in partita.
A dire della palleggiatrice il comportamento dell’allenatore inizia a togliere sicurezza anche alle altre
giocatrici nei suoi confronti.
E si arriva al capolavoro al contrario di Mazzanti. In una semifinale contro il più debole Brasile da anni a questa parte, nulla funziona nel team italiano. Nel quarto set il nostro coach prova a inserire Lia al posto di un’inefficace Orro. Ma questa volta è troppo tardi. Il Brasile ci batte e l’Italia non raggiunge la finale.
Inizia un vero calvario per Lia. Al ritorno a Scandicci non gioca da titolare né la prima, né la seconda
partita. Anche l’allenatore del suo club, che aveva l’occasione giusta per infondere fiducia alla giocatrice, non le dà il credito necessario per recuperarla e per riportarne gioco al suo livello abituale da anni.
E la società sceglie una terza giocatrice nel suo ruolo, senza avvisarla. Lia, capitano della squadra, viene umiliata.
Lia si rifugia al vicino Bisonte, fra le braccia del saggio e amorevole presidente, il mitico Wanny di Filippo. Inizia il recupero della palleggiatrice, completato con un’appagante stagione al Fenera Chieri
appena conclusa. La squadra piemontese vince la Coppa Cev e Malinov ritrova sicurezza, brillantezza e qualità degli anni precedenti.

E arriviamo a oggi, 16 aprile 2024. La Federazione italiana di pallavolo comunica i nomi delle trenta giocatrici scelte per il torneo della VNL.
Il nome di Ofelia Malinov è assente.

Viene da chiedersi: PERCHE’?
Provo a elencare quattro motivi e a confutarli uno per uno:
1) Ofelia Malinov non è più quella di prima. FALSO.
Basta andare a rivedere le partite da lei disputate quest’anno. Questa punto non è nemmeno da prendere in considerazione.
2) L’intervista dello scorso novembre ha disturbato qualcuno.
Be’, le critiche di Lia erano rivolte all’operato di Davide Mazzanti, che la Federazione aveva esonerato il mese precedente. Forse la Federazione condivideva le stesse critiche. E magari altre ne aveva espresse. Ha per caso provocato fastidio la franchezza che si poteva riscontrare nelle parole della giocatrice? Posto che Lia non ha usato frasi offensive, è per caso l’indipendenza di giudizio che non viene accettata in una giocatrice della Nazionale?
Come pensiamo di vincere dei tornei internazionale con delle giocatrici-robot, incapaci di sentimenti e di razionalità di giudizio?
3) Il secondo dell’attuale allenatore della Nazionale è Massimo Barbolini, ossia colui che non ha certo aiutato il recupero di Lia a Scandicci e che con molta probabilità ne condivideva l’allontanamento. Ci sarebbe per caso dell’imbarazzo da parte del navigato coach modenese nel ritrovarsi Malinov in Nazionale e nel confrontarsi con lei? Sarebbe una cosa ben strana da parte di un tecnico di siffatta esperienza. Anche perché lo stesso Barbolini nella stagione 2015-2016 ha avuto a Casalmaggiore addirittura Francesca Piccinini, la quale anni addietro aveva rivolte parole di fuoco nei confronti dello stesso tecnico. E alla fine di quella stagione riuscirono anche a vincere una sontuosa Champions League! Ci pensi Barbolini: forse litigare e riappacificarsi potrebbe anche portare fortuna.
4) Il motivo è lasciare Alessia Orro tranquilla nella sua posizione da titolare.
Confutazione principale: Ofelia Malinov ha spesso fatto capire che farebbe la seconda senza particolari problemi. Ovviamente sarebbe sempre pronta a entrare in campo, quando necessario. Lo ha fatto in passato, e in una particolare circostanza con un risultato eccellente.
Ma una tale spiegazione lascia il campo a un paio di probabili conseguenze molto preoccupanti:
a) Non si ritiene Orro capace di sostenere la pressione di una seconda di qualità. E allora se non vi fidate della sua personalità, del suo carattere, pensate che nei momenti di crisi questa giocatrice possa portarvi un eventuale match chiave a una conclusione positiva?
b) Se a Orro non mettete una seconda di qualità che non le dia fastidio, significa che la seconda che le affiancherete non ha le caratteristiche che possano insidiarne la sicurezza. Mi immagino quanto la seconda giocatrice possa gradire un discorso del genere. Ma soprattutto, se la seconda non vale la prima, come pensate che possa servirvi in un momento di crisi?

Posso dire una cosa: Non vi invidio, o cara Federazione e o caro staff della nostra amata Nazionale

Frank Rubuano

Foto 3mmedia, Maurizio Lollini


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