La lezione di Bergamo

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Nella colorata cornice del nuovo Pala Wanny di Firenze, cade a terra il punto numero 15. Il tonfo é forte: sul taraflex non finisce solo la palla che vale il match, ma anche molte legittime ambizioni di Scandicci, una delle corazzate del volley nazionale.

Dall’altra parte della rete, le ragazze di una rinata è giovane Bergamo, radiose quanto incredule per la vittoria che vale un biglietto per Bologna, destinazione semifinale di Coppa Italia (sabato 28, contro Milano, ndr).

Un successo che ha, per molti osservatori, i tratti dell’impresa epica, della prodezza contro ogni pronostico.

Chi come me ha avuto l’onore di conoscere e “vivere” Bergamo, la sua gente, i suoi dirigenti, le sue atlete e i suoi tifosi, sa che all’ombra delle Orobiche vivono persone toste, caparbie, che non si arrendono mai.

Persone che hanno dimostrato, non solo nello sport, di non volersi arrendere, di accettare e vivere anche le sfide più ardue.

Persone appassionate e di gran cuore.

E il cuore, troppi se ne dimenticano, é essenziale per realizzare qualsiasi sogno, anche quello più irrazionale, anche quello più folle.

E allora ecco che quell’ultimo punto al tie break vale molto più di una vittoria in campo e diventa una meravigliosa lezione con un monito coraggioso, tenace, romantico, sempre attuale in ogni ambito: “Mola mia”.

Con il cuore, sempre.


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