E non sognare mai in piccolo (di Frank Rubuano)

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Never look back in anger,
always forward in hope,
and never dream small.

Non guardare mai indietro con rabbia
ma sempre davanti a te con speranza,
e non sognare mai in piccolo
(Michael Caine, dal documentario My Generation)

Il giorno prima della finale persa con la Serbia, Davide Mazzanti ha dichiarato:
“’Se siamo arrivati fino a qui è perché abbiamo sognato questa partita”.

Il caso ha voluto che sull’aereo che da Tokyo mi portava a Parigi ho rivisto per la seconda volta il documentario guidato e raccontato dall’attore britannico Michael Caine, che si chiude esattamente con le parole che ho scritto in apertura:

“e non sognare mai in piccolo…”

My Generation è la storia della gioventù britannica, appartenente in maggioranza alla classe operaia, che per la prima volta nella storia ha disegnato un suo modo di vedere e imporre la storia. Tramite la musica, la moda, il cinema e i comportamenti sociali ha colorato la vita quotidiana di una Londra grigia, reduce da una dura guerra mondiale e indirettamente ha conferito colore al mondo intero.

Allo stesso modo la nostra Nazionale femminile ha dato colore e ha ridisegnato il modo abituale di intendere la pallavolo.

In un’intervista rilasciata a Donna Moderna, Andrea Lucchetta, mitico campione della generazione dei fenomeni degli anni novanta e ora commentatore tecnico del volley alla Rai, ha dichiarato: “…le ragazze terribili stanno cambiando questo sport. Prima era tutto basato su tecnica, regole ferree e potenza. Invece le nostre atlete sono sfrontate e spavalde, sorridono, cantano, si tengono per mano”.

“La Egonu e le altre sono energia pura…”

Egonu come Mick Jagger, Sylla come Mary Quant, Malinov come John Lennon.
Le nostre giocatrici della Nazionale sono la classe operaia del volley, perché sono loro che costruiscono in maniera fattiva, fisica e manuale il gioco che noi amiamo. Sono loro che fabbricano i muri che oppongono alle avversarie.
Una classe operaia sì, ma regale.
Le nostre ragazze sono le Donne Moderne che stanno cambiando la pallavolo e indicano al nostro paese indebolito un nuovo modo di stare nella storia con coraggio, con sfrontatezza, con spavalderia. E con colore.
La lezione è stata lanciata. Sta a noi più vecchi, più prudenti, meno fantasiosi e meno “visionari” accogliere il guanto di sfida e farlo nostro.

“Because there’s something in the air”

Chiama i pionieri.
Perché c’è qualcosa nell’aria.
Distribuite le armi e le munizioni.
Ci apriremo la strada in un modo esplosivo.
Dobbiamo iniziare a stare insieme, prima o poi.
Perché la rivoluzione è arrivata.
(Something in the air, Thunderclap Newman – 1969)


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