Notte prima della finale (di Frank Rubuano)

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Notte di sogni di coppe e di campioni,
notte di lacrime e preghiere,
la statistica non sarà mai il mio mestiere,
e gli aerei volano in alto tra Tokyo e l’Italia
(liberamente tratto da Notte prima degli esami di Antonello Venditti)

E’ ormai notte e dall’alto del Prince Hotel si vede la sagoma squadrata e severa del Yokohama Arena.
Dovrei andare a dormire, domani ci attende una partita difficile, l’ultima, ma voglio star qui a osservare quel palasport nel quale si concluderà il nostro lungo viaggio giapponese.

In alto vedo delle luci che si muovono, un aereo sta andando da qualche parte, dove esattamente? A Osaka, a Seul? A Bali, o forse a Milano?
Milano. Forse in questo momento vorrei essere in Italia, tranquilla, senza pensieri, senza preoccupazioni, senza l’ansia di questa partita importante, senza l’attesa per una medaglia d’oro o d’argento.

E l’Italia che ci sostiene da lontano, che spera in noi, che forse vuole qualcosa da noi, vuole una gioia, un riscatto, un senso di unità, di comunità.
Ma io sono solo una ragazza, una ragazza semplice, non faccio missili, non curo malati di cancro, non costruisco ponti che non devono cadere, gioco solo a pallavolo!

Ecco, la pallavolo. La pallavolo è quello che ho sempre desiderato, o meglio, è quello che desidero da quando l’ho conosciuta.

Che fortuna. Faccio quello che conosco bene. Ho scoperto in me un talento, con l’aiuto di tante altre persone, certo, ma una volta scoperta la strada di questo sport non l’ho più abbandonata.

A me piace giocare a pallavolo, a me piace quando difendiamo palle impossibili e le andiamo a recuperare saltando i cartelloni pubblicitari, a me piace il rumore della palla che atterra con forza sul campo avversario, a me piace quando l’arbitro fischia la fine e noi, solo noi, io e le mie compagne, abbiamo vinto!

A questo devo pensare: io so giocare a pallavolo, io sono un brava pallavolista, io AMO il mio sport.

E alla finale con la Serbia ci penseremo domani.

Buona notte, raga.

“Il segreto per avere la meglio in una battaglia è quello di convincersi che non esiste differenza tra attacco e difesa. La chiave sta nell’essere sempre pronti, senza mai ostentare la propria forza: più questa rimane celata e più si rivela potente. Quando si attacca, il colpo deve essere deciso e potente e giungere all’improvviso”
(Ammiraglio Nobumasa Suetsugu, anni ’30)


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